30.05.2024
A parlarci è Felice Turturiello, autore di Bram Stoker in “Un genio e i suoi enigmi”. Dalla metà del XV secolo, l’epopea del principe rumeno Vald Tepes Dracul, da cui deriverà il mito più famoso di sempre, fino al remake di “Nosferatu, principe della notte di Herzog”, per mano del regista Robert Eggers, previsto a fine 2024.
«Un giorno entrai in una libreria, e venni attratto da una pubblicazione: Bram Stoker, Dracula il Vampiro. Il titolare, un uomo basso e rubizzo, dai capelli candidi, notò il mio interesse per quella pubblicazione».
«Se acquisterà Dracula, non si limiti a una lettura superficiale», suggerì il libraio. «Pensavo a una storia gotica», replicò il giovane Felice. «Molti la ritengono tale, ma non è così – aggiunse con fare confidenziale il venditore – È una lettura intimista».
«Quindi l’opera ha molti piani e scomparti segreti», osservò Felice.
«Se così fosse, beh! sarebbe unica nel suo genere. Nello svolgersi dei Diari non vi è una storia gotica. Dracula non è l’antieroe del romanzo. Le storie dei Diari sono le chiavi del suo mistero. Definendone l’ombra, essi lo crea», sottolineò paterno il vecchio libraio.
«Da quell’incontro è trascorso mezzo secolo. La complessità dei Diari, che tutti insieme originano l’ombra di Dracula, mi aveva preso al punto da spingermi a tentare di penetrarne l’enigma. Avevo un tratto in comune col giovane Abraham; una coincidenza da cui partire. Ero stato preda di un terribile buio e l’oralità della mia Lucania mi aveva permesso di superarlo, richiamandomi da una non vita».
A parlare è Felice Turturiello, autore di “Bram Stoker. Un genio e i suoi enigmi”, edito da Robin, molto più che una rilettura della vita, dei diari, dei racconti, degli incontri del padre di “Dracula”, pubblicato nel 1897. Felice Turturiello, di origini lucane, ci accompagna in una vertigine, in un viaggio nel tempo, dalla metà del XV secolo, l’epopea di Vald Tepes Dracul, principe rumeno da cui deriverà il mito e il personaggio del vampiro più famoso di sempre. Sino al futuro, vampirescamente, a giudicare da oltre un secolo di rifacimenti, rimandi, ispirazioni ed evocazioni letterarie e soprattutto cinematografiche: dal “Nosferatu” di Murnau a quello meno noto di Andy Wharol, “Dracula cerca sangue di vergine e … morì di sete” – prodotto interamente a Cinecittà – a “Nosferatu, principe della notte di Herzog”, del 1978, sino al prossimo remake del regista Robert Eggers a fine 2024.
Lo chiamano Nosferatu, ma il Dna è quello trapiantato e seminato dal matematico e giornalista e critico teatrale irlandese Abraham Stoker; anno di nascita 1847. Gli enigmi dello scrittore irlandese, caposcuola del romanzo gotico, seminati in questo secolo e mezzo, vengono illuminati dalla scrittura dotta, ma colloquiale di Felice Turturiello (non nuovo al mondo dell’affabulazione letteraria e al rimando alle radici), che attraversa vari campi dell’ingegno e della storia inglese ed europea con quel tocco di contemporaneità e improvvisi cambi di navigazione di bolina nel passato. Nel labirinto dei diari di Bram Stoker, Turturiello fa luce sul rapporto durato una vita con Henry Irving, un caleidoscopico personaggio imprenditore teatrale, autore e attore, le cui messe in scena di Shakespeare hanno lasciato un’impronta sulle produzioni di ieri, di oggi e di domani. Un cubo di Rubik, per noi lettori, questo attraversamento; non una mera biografia. La narrazione, passionale ma documentata di Turturiello, è un filo d’Arianna per non perdersi e per rivedere la vita e le opere di un autore e il suo personaggio ancora vivo, sotto la lente di un’intima correlazione e rifrazione a specchio: il male che è in noi viene esorcizzato dalla meraviglia, dal sapere, dal sondare e ricercare la luce nella storia delle cose, degli uomini, del mito.