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Cronaca, Economia, Lavoro

IA generatrice del reddito di cittadinanza

25.07.2024

I pagamenti mensili incondizionati dei titani della Silicon Valley a scopo benefico alimentano l’idea di un reddito di base universale, invertendo il concetto del lavoro. A quale prezzo il mondo dovrà arrendersi all’Intelligenza artificiale? La politica si sofferma.

Ricchi, un po’ avari e magari anche con la coda di paglia. I padroni delle Big Tech sono definiti così da chi negli Usa cerca una soluzione per le troppe persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. E non è un caso che questo accada soprattutto nella Silicon Valley, in cui il divario economico viene sempre più ingigantito dall’arrivo in massa dell’intelligenza artificiale.

Negli ultimi anni, la comunità tecnologica ha sperimentato pagamenti mensili senza condizioni di 500 o 1.000 dollari per chi è in grande bisogno, e questo ha portato l’idea di un reddito di base universale per mettere al sicuro molte famiglie. Non tutto però finora ha filato liscio: il consenso politico attorno al movimento che spinge sul reddito si sta un po’ spegnendo, nonostante i dati suggeriscano che i programmi siano efficaci. In Texas, per esempio, il procuratore generale ha cercato di impedire l’uso di fondi pubblici a Houston, e i repubblicani in Iowa, Idaho e South Dakota hanno vietato progetti simili. Mentre in Arizona un divieto è stato posto direttamente dal governatore. D’altro canto, in Oregon, una proposta simile verrà votata questo autunno, con l’idea di dare 750 dollari a ogni residente grazie a una somma finanziata da una tassa del 3% sulle aziende con entrate superiori a 25 milioni di dollari.

Nella Silicon Valley, il progetto va avanti, con uno studio finanziato da leader tecnologici come Sam Altman di OpenAI, Elon Musk di Tesla e Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter. I risultati dello Unconditional Income Study saranno rivelati presto, ma alla base c’è la certezza che lo sviluppo dell’IA farà perdere molti posti di lavoro. I programmi pilota hanno mostrato che il reddito di base non risolve tutti i problemi, ma stabilizza le famiglie in difficoltà. E l’organizzazione Destination: Home spinge perché la Silicon Valley debba fare pressioni per un reddito garantito a livello federale.

Non tutti, però, nella Valley sono disposti a seguire l’esempio. Marc Benioff di Salesforce, infatti, critica gli sforzi solidali dei signori della tecnologia, definiti spesso “distratti” quando ricevono richieste da organizzazioni filantropiche, nonostante i depositi da Paperone di cui sono proprietari. E in pochi, praticamente, hanno seguito l’esempio di Jack Dorsey (che ha impegnato 15 milioni di dollari per programmi di reddito durante la pandemia), Chris Hughes di Facebook (ha avviato il Basic Income Lab a Stanford) o Michael Tubbs (fondatore Mayors for a Guaranteed Income). Ed anche di Sam Altman, appunto, che ha stanziato un budget per lo studio sul reddito 60 milioni di dollari. I risultati della ricerca erano centrati su come il denaro incondizionato influenzi il comportamento, i livelli di stress e le speranze per il futuro: la risposta sembrerebbe facile in realtà, ed è per questo che alla fine tanta bontà per qualcuno ha invece uno scopo meno nobile.

Ovvero, fare del reddito di base la chiave per cui il mondo si arrenderà all’intelligenza artificiale, facendo di Altman e soci degli angeli sì, ma dalla faccia sporca.

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