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Personaggi

Aldo Leopold e il pensiero della montagna

06.08.2024

Lorenzo Giusti, direttore artistico della Galleria d’arte moderna e contemporanea (GAMeC) di Bergamo, racconta le teorie di Aldo Leopold, icona del pensiero ecologico moderno.

É solo quando vediamo la terra come una comunità a cui appartenere che iniziamo a trattarla con amore e rispetto”. Così Aldo Leopold, considerato pioniere dell’ambientalismo, scrive nel suo “Sand County Almanac and Sketches Here and There” (tradotto in italiano con il titolo “Almanacco di un mondo semplice”, ndr). Ecologo, cacciatore, scrittore e ispiratore della moderna biologia di conservazione, Leopold da giovane vede una lupa morire tra le sue braccia. Quell’evento è un’epifania: capisce che senza la natura selvaggia non ci può essere vita su questa terra. Per tutta la sua esistenza Leopold si dedica alla tutela e alla conservazione dell’ambiente. Il suo libro è un invito a “pensare come una montagna” che, portatrice di una saggezza millenaria, conosce l’essenza della vita di gran lunga meglio di noi umani. Pensare come una montagna vuol dire agire come un organismo dotato di equilibrio, armonia e bellezza.

Giusti, come ha incontrato Leopold nel suo cammino?

Attraverso il suo libro, all’università, momento in cui mi sono avvicinato alla tematica ambientale. Poi l’ho riscoperto di recente grazie a una piccola casa editrice, Piano B, che ne ha recentemente pubblicato una nuova edizione. Lo stesso libro, letto in momenti diversi, può parlarti diversamente.

Quale pensiero ha ritrovato nel libro?

Nella visione dell’autore la relazione con gli altri esseri viventi è l’unica via percorribile per trovare l’equilibrio in natura. Un approccio alla vita che va oltre le logiche del capitalismo. Leopold teorizza una comunità biotica tra uomini e animali dove il punto di vista di allarga a quello di tutte le specie.

Invece cosa di nuovo ha scoperto nella seconda lettura?

Che si tratta anche di un libro di ispirazione per la creazione di nuovi progetti artistici. Secondo Leopold esistono un senso della natura e uno dell’arte. L’etica dell’ambiente è anche una forma di educazione alla percezione dell’estetico.

In onore di questa visione GAMeC ha chiamato l’ultimo progetto “Pensare come una montagna”. Di cosa si tratta?

È un progetto culturale biennale che ha l’obiettivo di stimolare il pensiero attivo della territorialità. Il museo esce dalle proprie mura e giunge in nuovi spazi. In due anni, saranno coinvolti venti tra artisti o gruppi di artisti, nella realizzazione di un programma diffuso di eventi condivisi con le comunità locali.

In questo contesto GAMeC ha allestito una mostra in omaggio a Lin May Saeed? Chi era e perché è stata così importante?

May Saeed ha dedicato la propria ricerca al mondo animale e alle relazioni tra animali umani e non, elaborando una nuova iconografia della solidarietà interspecie. La sua pratica, che spazia dalla scultura al bassorilievo, dal disegno alla carta intagliata, prediligendo spesso il polistirolo, si è concentrata sulla produzione di opere popolate da animali di diverse provenienze geografiche e da figure umane tratte da storie, favole e miti, creando narrazioni interculturali e interspecie che si proiettano in un futuro comune alternativo. Rappresentati attraverso sculture e bassorilievi in scala reale, gli animali divengono protagonisti assoluti nello spazio espositivo in qualità di individui dotati di una propria psicologia, e non di oggetti.

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