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Società

Le foto dei figli online

01.08.2024

Un nuovo neologismo “sharenting” indica il diffuso fenomeno di condividere le foto dei propri figli sui social. A volte il profilo chiuso non basta. Opinioni opposte mettono in discussione questa modalità di esporre la vita dei minori a pericoli sconosciuti.

Condividere la propria vita sui social media è diventata ormai un’abitudine di molti: viaggi, nuovi acquisti, nuovi traguardi lavorativi e personali raggiunti. Insomma, i nostri profili sono diventati vetrine che allestiamo a nostro piacimento, per farci vedere come vorremmo che gli altri ci vedessero. Ma che cosa succede se in questo processo i genitori coinvolgono anche i figli, anche neonati?

È un fenomeno, questo, talmente diffuso da guadagnarsi un nuovo nome, tutto per sé: sharenting. Il termine – un neologismo di origine anglofona – deriva da “share”, condividere, e “parenting”, genitorialità. Una condivisione, dunque, che viene fatta dai genitori, molto spesso senza il consenso dell’interessato, un interessato che il più delle volte è troppo piccolo per capire il concetto stesso di consenso. Le questioni e le domande che sorgono da un simile dibattito sono davvero numerose: quando questi bambini saranno grandi, saranno contenti di vedersi online? Saranno contenti che la loro infanzia è stata condivisa, per così dire, in pubblica piazza? Tutti quesiti legittimi. Ma ce n’è uno che ciascuno dovrebbe porsi: è pericoloso?

Come tutto il mondo dell’internet, sì, i pericoli ci sono. E sì, ci sono anche se i profili dei genitori sono profili chiusi, e anche se le foto dei bambini e delle bambine possono essere viste da utenti amici. Uno dei rischi riguarda innanzitutto la privacy: spesso, infatti, si tende a dimenticare che quello della riservatezza è un diritto di tutti, anche (e soprattutto) dei più piccoli. Quando una foto viene caricata online, l’immagine potrebbe rimanere in rete per sempre diventando potenzialmente accessibile a chiunque. Di conseguenza si sviluppano altri rischi: quello del cyberbullismo e quello dell’uso improprio delle immagini. Le foto, infatti, possono essere manipolate, modificate e utilizzate per deridere un minore, causando anche danni psicologici all’interessato.

Ma può capitare anche che queste stesse fotografie, una volta scaricate da estranei (e non) potrebbero essere utilizzate per scopi illeciti, come la pedopornografia. Inoltre, con la condivisione assidua delle fotografie dei propri figli si rischia di delineare involontariamente le abitudini del minore, esponendolo a ulteriori pericoli come l’adescamento.
Insomma, con la tutela della privacy dei minori non si scherza. E certo, per alcuni genitori è bellissimo e appagante condividere con il popolo dei social momenti in famiglia, il primo dentino perso o la prima medaglia alla gara di nuoto. Ma con i rischi che si corrono, ne vale davvero la pena? Forse dobbiamo (re)imparare a viverceli certi momenti, a viverceli davvero, senza pensare a quanti like si potrebbero raccogliere.

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