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Cronaca, Salute, Società

Non distruggersi

L’alcol è una sostanza estremamente dannosa per la crescita. Un quarto dei consumatori abituali è minorenne. Spaventano i baby binge drinkers che si ubriacano fino allo sfinimento per perdere il controllo e alterare i freni inibitori. Perché la legge del 2012 che vieta la vendita di drink alcolici ai minorenni non dà i risultati attesi?

A bere si comincia sempre più presto, e si beve sempre di più. Tra le persone che consumano abitualmente bevande alcoliche, una su 4 è minorenne: un dato che preoccupa particolarmente, soprattutto se si pensa che in Italia tra i binge drinkers (ovvero chi manda giù alcolici e superalcolici fino a stare male) si contano anche bambini e bambine di 11 anni. In più, coloro che consumano alcol in modalità definite “a rischio per la salute” sono 1 milione e 370mila e tra essi ben 620mila hanno età compresa tra gli 11 e i 25 anni. E questo nonostante ci sia una legge del 2012 che vieti la vendita di drink alcolici ai minorenni.
Tra i giovani, ma anche tra gli adulti, ormai bere fuori pasto è considerato “normale”. Non solo, dunque, un calice di vino con la bistecca o un boccale di birra per accompagnare la pizza, ma aperitivi, amari e cocktail prima e dopo aver mangiato. È un’abitudine, questa, che si sta diffondendo pericolosamente tra i ragazzi (anche minorenni) che bevono molto e in poco tempo, e spesso a stomaco vuoto, non tanto per completare il pranzo o la cena, ma con il solo scopo di “sballarsi”, perdere il controllo e i freni inibitori.
Gli ultimi dati pubblicati dall’Iss (Istituto Superiore della Sanità) sono quelli relativi al biennio 2022-2023 e fotografano una situazione in cui il 58% degli adulti italiani dichiara di assumere regolarmente bevande alcoliche, e il trend è in aumento. I giovani (18-24 anni) sono quelli che bevono di più: il consumo del 36% di loro è considerato “a maggior rischio”. Le Regioni in cui si consuma più alcol sono situate nel Nord Italia, con la provincia autonoma di Bolzano, Friuli-Venezia Giulia e Veneto in testa alla classifica, con oltre il 70% della popolazione che dichiara di essere bevitore abituale. La densità di popolazione più alta di quelli a maggior rischio o che fanno binge drinking, invece, si trovano in Molise con rispettivamente 39,4% e 28,7%.

Tutto questo nonostante l’Oms abbia abbondantemente lanciato l’allarme e inserito l’alcol nella top 10 delle sostanze di abuso. Ha proprietà psicoattive, crea dipendenza ed è cancerogeno, con un impatto diretto sul cervello. Se consumato sotto i 17 anni poi, può avere effetti estremamente dannosi sullo sviluppo cerebrale, influenzando la formazione della corteccia prefrontale (cioè, la zona deputata al giudizio, alla presa di decisioni e la regolazione emotiva, cruciale per la personalità e il comportamento sociale). Inoltre, il sistema enzimatico deputato alla processazione dell’alcol raggiunge il suo pieno sviluppo intorno ai 21 anni: prima di quell’età resta in circolo di più, avendo così più tempo di causare danni agli organi.

L’alcol, se ingerito abitualmente, provoca morte e disabilità relativamente presto. Può essergli attribuito circa il 13,5% dei decessi totali delle persone di età compresa tra 20 e 39 anni. È anche tra le prime cause di incidenti stradali, la principale per i giovani sotto i 24 anni. Per gli esperti il rischio zero coincide con zero consumo: anche assumere piccole quantità di alcol può essere dannoso, soprattutto (come abbiamo visto) in giovane età.

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