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Spettacolo, Turismo

Viaggiare è un film nostro

26.07.2024

Tanta la voglia di evadere per immedesimarsi protagonisti. Cresce il fenomeno del Cineturismo. Sempre più persone organizzano viaggi e vacanze ispirandosi alle località viste in film e serie TV preferiti. L’approfondimento sulla tendenza del movie-induced tourism. Quali i film più sognati.

Basta un ciak. La base di partenza è un “semplice” territorio che viene inquadrato da una macchina da presa, offrendo sé stesso come “attore” e veicolo di metafore, perché il paesaggio diventi luogo d’ambientazione delle vicende di un film. Si prenda un casolare tra rogge e canali sul fiume Ticino in Lomellina, lo si trasformi in un set cinematografico per Il ragazzo di campagna (1984), con Renato Pozzetto (l’Artemio stralunato di «ho interessanti prospettive per il futuro», voglioso di trasferirsi in città-taac); si seguano i passi del Commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni nei Quartieri spagnoli di Napoli, o quelli dell’Ispettore Coliandro a Bologna, Johnny Stecchino-Benigni a Palermo, Il Postino-Troisi-Procida, Matera e The Passion di Mel Gibson, oppure Bisio “confinato” in Benvenuti al Sud, nella “sperduta” Castellabate del Cilento, dove «si piange due volte»; Elisa di Rivombrosa e il Castello di Agliè; il Commissario Montalbano nel quadrilatero Modica-Ragusa-Scicli-Vigata (cioè, Porto Empedocle): tutti hanno legato fortemente la loro estetica ai luoghi in cui sono stati girati. Sullo sfondo ci sarà sempre un paesaggio ripreso da un obiettivo perché è la prima “inquadratura” che il cinema sceglie per comunicare un territorio. Ed il film su schermo grande o piccolo s’intreccia alla dimensione del viaggio, della fuga da una realtà asfittica per raggiungere mete sognate, diventando potenziale acquisto di un prodotto turistico. Il Cineturismo, o movie-induced tourism, allora si presenta come scelta irrinunciabile per visitare quei luoghi che hanno ospitato le riprese di film, ma anche di serie tv, fiction o di altri prodotti audiovisivi, finendo per essere parte integrante della narrazione.

Nei turisti dell’immateriale scatta la molla che sfiora il feticismo, riscopre le emozioni di nuove mete delle vacanze per convincersi che spesso sono i luoghi a raccontare le storie meglio e più dei personaggi. Gianni Canova, critico e Rettore dello IULM, annota: «Il luogo della mente ti rimane dentro. Tanto da desiderare di andarci davvero. Non tanto per verificare se esiste davvero, e se è proprio così, ma per fare un viaggio nella memoria affettiva ed emotiva». Un’indagine 2023 di Photo Aid indica che il 44% delle persone intervistate sceglie la meta in base a film e serie tv del cuore, e il 78% ne è potenzialmente influenzato. Airbnb e Netflix intercettano la tendenza. Gli enti locali tendono a capitalizzare tale opportunità presidiando set naturali o creandone altri studiati ad hoc (Movie Tours). Allo spontaneismo delle origini subentra la strategia di 20 Film Commissions, che forniscono servizi promozionali (festival, anteprime), organizzativi (scouting location), finanziari (agevolazioni fiscali), per attrarre e sostenere le produzioni audiovisive sulle aree di propria competenza. Così, il fenomeno carica i film “turistici” di altre valenze, trasformandoli in vettori di comunicazione, contenitori interattivi per valorizzare il prodotto turistico, per trasmettere tradizioni, valori e cultura di un territorio. Mentre il turista-viaggiatore viene stimolato a scandagliare i posti visti sullo schermo, e gli operatori della Destination Management Organization (DMO) sono intenti a gestire immagine, comunicazione e relazioni con le comunità locali.

Il marketing territoriale è chiamato a preservare il patrimonio del luogo e il prodotto culturale, dunque. Guardare al territorio, alle sue bellezze, ai prodotti e ai suoi servizi, significa tutela ma anche promozione. Gli spazi diventano un altrove e, scandendo la vita dei personaggi filmici, inglobano la “realtà letteraria disossata”: richiamo irresistibile per il turista-fiction2.0.

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