18.07.2024
Vittorio Gazale è direttore del Parco Nazionale dell’Asinara, isola situata nell’estremità Nord-Occidentale della Sardegna. Un paradiso terrestre dove la biodiversità non è stata distrutta dalla mano dell’uomo.
Come sarebbe il mondo senza l’uomo e le sue necessità? Probabilmente come l’Asinara, terra dei rari e affascinanti asini bianchi. Sull’isola, infatti, vivono circa 400 asini di cui 120 albini: un raro spettacolo la cui origine ha il fascino del mito. Si dice che gli asinelli bianchi sarebbero stati importati dall’Egitto dal Marchese di Mores Duca dell’Asinara nel secolo scorso. Secondo un’altra versione della leggenda, forse più suggestiva, gli esemplari di questa specie, in realtà endemica, sarebbero giunti sull’isola a seguito del naufragio di un vascello diretto dall’Egitto verso la Francia.
«L’isola presenta una forma allungata e arcuata di 52 km quadrati e 110 km di perimetro costiero, che si estende per circa 18 km, larga 6,5 km nella parte più ampia e appena 287 metri nel punto più stretto», spiega Gazale. Non è per mano della Fortuna se l’Asinara è oggi è un luogo incontaminato, ma è grazie alla signora Storia, che ha giocato abilmente le proprie carte. Tutto inizia nel 1885, quando l’isola diventa un lazzaretto e una colonia penale agricola, e la comunità locale viene nei fatti espropriata della propria terra. Poi, a inizio Novecento, l’Asinara viene trasformata in un campo di prigionia. Quasi un secolo dopo, l’Asinara è ancora estranea alla civiltà, diventando sede di detenzione per terroristi e mafiosi. «Le misure di sicurezza estreme la rendono adatta ad ospitare, provvisoriamente, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino durante la preparazione di alcuni atti per i processi contro la mafia – continua il direttore –. Nel 1985 i due magistrati soggiornano con le loro famiglie per circa un mese presso l’Ex Foresteria di Cala d’Oliva, oggi caserma del Corpo Forestale della Regione Sardegna». Alcuni anni prima anche il generale Dalla Chiesa vede nell’isola il luogo ideale per il confinamento dei brigatisti.
«La chiusura del carcere dell’Asinara avviene progressivamente e dopo le intense proteste della comunità locale, che fin dagli anni Sessanta intravede le potenzialità della conversione del territorio in area protetta e che non dimentica l’antico esproprio». È nel 1997 che la carriera di Vittorio incontra la storia dell’Isola. Nasce il Parco Nazionale dell’Asinara e, pochi anni dopo, viene fondata l’Area Marina Protetta. Da allora Gazale e tutta la squadra lavorano per garantire la tutela e la conservazione della biodiversità. «Nel parco la flora conta 701 entità, 35 specie endemiche – racconta –. La fauna presenta 100 specie di vertebrati terrestri che si riproducono sull’isola, appartenenti alle classi degli anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Tuttavia, il numero non fornisce un’idea dell’importanza che l’isola riveste a livello internazionale per la «conservazione e riproduzione della fauna selvatica, per via delle diverse specie rare e in via di estinzione, e come area di sosta per l’avifauna migratrice».
Teatro di grandi sofferenze nel passato, l’Asinara è testimone nel presente di come regole e rispetto possano rendere l’uomo all’alleato della natura: qui l’acqua rimane cristallina e l’aria rigenerante. La regola di limitare l’ingresso, consentendo di visitare l’area a 1.000 persone al giorno, si è rivelata vincente ma non sufficiente: l’opera costante dello staff di divulgazione scientifica e di sensibilizzazione continua a essere fondamentale per la salvaguardia della biodiversità.