08.08.2024
L’audience segue YouTube che per la prima volta supera Netflix e compagni, tracciando la rotta verso un nuovo modo di fare tv. Niente produzione, solo risultati. Invece di inseguire la creazione di contenuti, lascia liberi i creatori di riempire il palinsesto pagandoli solo dopo la pubblicazione.
Dicono che la Tv sia in crisi, e che lo streaming spazzerà via tutto. Eppure, mentre i canali generalisti resistono, arrivano i primi segnali (dagli Usa, come sempre) che mettono in dubbio lo strapotere delle piattaforme a pagamento. In pratica il pericolo arriva da YouTube, che per la prima volta superato come audience Netflix e compagni, tracciando la rotta verso un nuovo modo di usufruire del televisore. Questo grazie a un cambio di rotta del servizio di proprietà di Google, diventato sempre più un broadcaster di contenuti per interposta persona.
Insomma: la salita degli ascolti di YouTube dimostra come Internet sia cambiando le abitudini di visione, soprattutto dopo la pandemia. E la piattaforma di Big G ha saputo cavalcare l’onda con un semplice stratagemma: smettendo in pratica di fare concorrenza ai servizi che oggi ha finito per superare. Ovvero: invece di inseguire la creazione di contenuti, ha lasciato liberi i creatori di riempire il palinsesto pagandoli solo dopo la pubblicazione. Niente produzione ma solo risultati, insomma, e il paragone economico è evidente: Netflix spende 17 miliardi di dollari all’anno per nuove serie e film, oltre che per il materiale più vecchio proveniente dalle librerie di altre aziende; YouTube invece lascia a chi produce il compito di coprire i costi di produzione e se i video accumulano visualizzazioni e introiti pubblicitari paga il 55% dei ricavi. Il risultato che è i video che non creano guadagni non generano costi, mentre in caso contrario si condivide il successo: l’azienda ha pagato 70 miliardi a creatori e partner negli ultimi tre anni, e questo vuol dire che in cassa sono entrati circa 60 miliardi di dollari.
Con questo sistema si è anche creato circolo virtuoso: oggi 150 milioni di persone negli Stati Uniti ogni mese guardano YouTube sulla televisione le stesse cose che sono popolari sugli smartphone, con il risultato che ora è in testa nella classifica per il tempo di visione su Tv da 17 mesi consecutivi, secondo i dati di Nielsen che è l’ente che traccia l’audience. A giugno, la sua quota è salita al record di 9,9%, e senza che questo dato includa gli spettatori che guardano i programmi da un telefono, tablet o computer. In più, nell’ultimo trimestre, le vendite pubblicitarie sono aumentate del 13% a 8,7 miliardi di dollari, e sono aumentati gli abbonamenti al servizio Premium.
Insomma, una rivoluzione, cominciata poco più di dieci anni fa quando il servizio ha cominciato a produrre contenuti originali, che però – come detto – non hanno fruttato come previsto: sono stati spesi 100 milioni di dollari per avviare 100 canali YouTube con intrattenitori come Madonna e Shaquille O’Neal, ma dopo aver perso il triplo di questa somma il progetto è stato chiuso. Due anni fa ecco l’inversione di tendenza, con la dimostrazione che c’è spazio per un modello diverso di intrattenimento televisivo nell’era dello streaming. Che sia questo il futuro è ormai più che possibile: per ora la certezza è che se la Tv non è ancora morta, lo streaming comincia a sentirsi non tanto bene. Mentre YouTube è più viva che mai.